1X1 Teatro delle emozioni | Mercoledì 14 Mag | 18:30-20:30 @ Rome Fashion Path
1X1 Teatro delle emozioni

“1X1 Teatro delle emozioni” nasce ispirandosi alla condizione esistenziale vissuta attraverso il distanziamento sociale; un excursus interiore, il risultato dell’esplorazione di un bagaglio di ricordi ed emozioni.


Questo progetto ha avuto inizio durante il lockdown del 2020 a Como dove avevo appena iniziato un’esperienza lavorativa alla Taroni tessile. Nonostante la situazione di emergenza, ho potuto continuare a lavorare direttamente dal mio alloggio comasco grazie alla disponibilità dell’azienda che mi ha fornito il materiale necessario per i miei esperimenti.

“1X1 Teatro delle emozioni” nasce ispirandosi alla condizione esistenziale vissuta attraverso il distanziamento sociale; 1 metro era la distanza minima concessa nell' interrelazione tra individui. Le tante riflessioni che il momento imponeva, e questi limiti sulle distanze mi hanno portato a pensare di dividere il doppio satin che avevo in quadrati di un metro con cui ho realizzato questa capsule collection di 5 abiti. E’ uno studio sul tipo di tessuto, e su com’è possibile manipolare la stessa forma e quantità di stoffa in diversi modi utilizzando varie tecniche come moulage, tintura e ricamo, per trasformare i quadrati di seta in base alle sensazioni suggerite dal momento. Queste forme di abito esprimono una successione di stati d’animo attraversati durante i mesi di lockdown lontano da tutto ciò che era abituale e familiare nella mia vita. Sono il risultato dell’esplorazione di un bagaglio di ricordi ed emozioni, un excursus interiore in cui si intercambiano e si evolvono le varie esperienze, sensazioni ed immagini dall’infanzia all’adolescenza, fino ai giorni dell’età matura.

Sono nata sul lago Pielinen in Finlandia e l’ambiente “familiare” che ho trovato a Como ha suscitato molte emozioni che nella vita romana non riuscivano più ad emergere. Probabilmente perché il contesto della città dal punto di vista cromatico architettonico e paesaggistico, o la densità di sovrapposizioni che in essa coesistono, andava in netto contrasto con quella dimensione dell’essere in cui la mia creatività si era inizialmente nutrita.

Tutto questo coincide fortemente con una metamorfosi personale, di pulizia e sintesi, simbolicamente come il passaggio di un era che si conclude e l’inizio di una nuova, un lungo viaggio e un ritorno a “casa”, nel cuore dell’anima.

“Transform the existing into the shape of the future” - “Trasforma l’esistente nella forma del futuro” è il mio leitmotiv e la filosofia per “ripartire” a vivere e lavorare in un modo opportuno equo ed etico, in un’epoca che non permette più di andare oltre in una modalità irrispettosa nei confronti dell’uomo e dell’ambiente. Il valore determinante di cui tenere conto nel mondo di oggi è la sostenibilità, mentre ancora sussistono o si creano ex novo circoli viziosi

in cui produrre e certificare moltissimi materiali, che nella realtà sono meno sostenibili di quanto si proclama. “Less is more”, dobbiamo rieducarci a vivere con meno e, quando possibile, ricavare il necessario senza produrre del nuovo. Il tempo è il valore umano, il passato è quello che ci tramanda l’insegnamento che va preservato, e il futuro è il traguardo nel quale dobbiamo portare questa conoscenza. La vera fashion revolution che immagino è la

possibilità dell’essere umano di coesistere in unione con l’ambiente in cui vive.

Como è in Italia la fonte della seta, una città che mi ha messo in relazione alla tradizione tessile, la mini-collezione di abiti realizzata con il prezioso materiale ( proveniente dal magazzino aziendale e prodotto per delle collezioni precedenti ) è anche una riflessione su come si è condizionati da un luogo, sull’influenza che questo esercita sull’individuo, sulle risorse che mette a disposizione, non solo al livello di materie prime e beni da utilizzare o consumare ma anche al livello socio-politico, modelli culturali e tradizioni ( tessuto umano e ambientale ).

Al rientro a Roma, lavorando nello studio d’arte Off1c1na, ho dato forma agli appunti che avevo “tracciato” nel mio soggiorno a Como. Per realizzare la

struttura interna sono partita dallo stesso concetto di riutilizzo di materiali di avanzo, come ad esempio delle fasce di poliestere ( utilizzate per le cinture di sicurezza delle autovetture ) che ho rimediato in un autodemolizioni del vicinato, mentre precedentemente per cucire, nell’impossibilità di poter acquistare materiale, avevo utilizzato i filamenti della stessa stoffa sfilandoli dalla seta. Il risultato è l’incrocio di materiali preziosi e poveri, per certi versi entrambi di scarto.

All’interno del presente lavoro c' è tutta la testimonianza del mio tragitto creativo come pagine di un diario di viaggio di quel' anno.


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